Metri s.l.m. 711

 

La località Strabatenza sorge in un altipiano, posto sulla riva sinistra del Bidente di Pietrapazza.

Questa zona risulta già popolata nel secolo XI, periodo in cui era presente un castello, posto a poca distanza dal centro abitato ed oggi non più visibile. La fortificazione sarà infatti arsa dai Ghibellini nel 1277 e non è noto se venne ricostruita. Nel 1371 lo stesso villaggio risulta come Villam Strabatenzoli, con tre focolari ed alle dipendenze del Castello di Valbona.

In questi luoghi sorsero vari Monasteri e Chiese, il terreno per edificare S. Pietro in Cortina, sarà ottenuto con una donazione nel 1082, vi era poi la Chiesa di S. Michele in Canetole, che accolse Carlo Borromeo e ebbe grande importanza fino al XVI secolo, inoltre la stessa Chiesa di S. Donato a Strabatenza, che risulta fondata in tempi antichi. Questi edifici sacri furono spiritualmente dominati dai monaci camaldolesi, che ebbero influenza su queste zone per lungo tempo. Non mancarono ai monaci possedimenti a scopo economico, ottenuti spesso in affitto dall’Abbazia di S. Ellero in Galeata e dall’Opera del Duomo in un secondo momento.

Mambrini farebbe risalire il nome stesso di Strabatenza ad una corruzione della locuzione latina intra abietes, riferita alla posizione di un antico romitorio dei monaci.

Nel 1442 buona parte del territorio di Strabatenza, espropriato ai Signori di Valbona, fu donato all’Opera del Duomo di Firenze (OPA). L’Opera concesse, con il passare del tempo, sempre maggiori privilegi per l’utilizzo delle selve ai popoli del Comune di Valbona (comprendente per un periodo quello di Strabatenza). Questo perché non era conveniente portare il legname di queste zone in Toscana, il prezzo si sarebbe troppo alzato. Inoltre Valbona costituiva una terra di confine per il Granducato, ed era buona cosa tenersi amici gli abitanti di tale territorio.

Grazie alla liberalità dell’Opera il bosco fu sfruttato intensivamente, tramite tagli di legname e incendi, si creavano nuovi spazi su cui instaurare poderi e seminativi, con conseguente aumento della popolazione.

Oltre alla cerealicoltura, all’allevamento, alla produzione di carbone e legname, Strabatenza è rimasta famosa per la produzione di vino. Si ricordano produzioni di ottimo vino bianco e rosso, come ci fa notare anche il Soldani:

«Non è già di quello
che dal buon  villanello
di là dal fiume spremesi
dall’uve acide asprine,
fra nevi allevate e fra le brine,
ma di quel che vermigliuzzo,
brillantuzzo
fa ripien d’Alma fragranza
quel liquor di Strabatenza».

Il nucleo originale del paese era costituito da un borgo con quattro case, la Chiesa di S. Donato con canonica e il cimitero, a cui si aggiunse una casa per i coloni della Chiesa e un apposito edificio per la scuola, costruito alla fine degli anni Cinquanta. Le case del borgo ospitavano lo “Spaccio di vino” e nel 1915 l’osteria gestita da Domenico Bardi.

Durante il secondo conflitto mondiale, in questo piccolo nucleo isolato sorse un distaccamento partigiano, che divenne zona di rifugio per gruppi di combattenti in arrivo dalle valli di Corniolo e Biserno.

Fino al 1921 erano residenti a Strabatenza 255 persone, ma nel corso dei successivi cinquant’anni il piccolo borgo verrà abbandonato.

Oggi rimane solo parte del piccolo centro abitato, poiché una parte di esso fu distrutta per essere reimpiegata nella creazione di ghiaia per manti stradali.