Il territorio del Parco è molto ricco di acqua che sgorga da sorgenti, che scorre in torrenti o in fiumi all’inizio del loro percorso o che precipita da cascate. Per l’uomo questa risorsa è sempre stata non solo un’indispensabile via di trasporto per carichi eccezionali, ma anche una fonte di energia capace di muovere le macchine. Nell’area del Parco, infatti, si diffusero fin dall’antichità mulini ad acqua per produrre farine di cereali e di castagne, necessarie per cucinare i piatti poveri tipici di queste zone montane, e gualchiere, dove veniva lavorata la lana e venivano prodotti i panni. Nelle gualchiere l’acqua serviva non solo come forza motrice per i macchinari, ma anche per i lavaggi, la purgatura e la tintura.
Un mulino ad acqua perfettamente recuperato e funzionante, come il Mulino Mengozzi a Fiumicello o il Mulino Biondi a Castel dell’Alpe (entrambi nel territorio di Premilcuore), rappresenta una testimonianza importante della cultura montana e un esempio dello stretto legame che univa l’uomo alla natura. Anche le vallate altobidentine erano ricche di questi opifici, essenziali per le famiglie che portavano il loro raccolto per la molitura, lasciando al mugnaio la molenda, una percentuale della farina macinata, per pagare il suo lavoro.
I mulini esternamente sono del tutto simili agli edifici in pietra arenaria che caratterizzano queste zone, internamente invece sono attrezzati per l’attività molitoria. L’acqua destinata al mulino veniva derivata dal corso d’acqua a monte della struttura tramite una chiusa da cui si originava un canale, detto gora o rigale, che conduceva l’acqua al bottaccio. La necessità di costruire un serbatoio di raccolta e una turbina orizzontale contro cui l’acqua, incanalata in una breve ma ripida condotta forzata, e quindi con notevole pressione, veniva mandata a sbattere con forza, era dettata dal fatto che in questa zona i torrenti sono vivaci e interrotti da salti e cascate, ma non sono costanti e la loro portata non è sempre abbondante nel corso dell’anno. La turbina trasmetteva poi il movimento attraverso un albero al piano superiore, dove si trovava il sistema molitorio. Questo era costituito da due macine (disposte orizzontalmente), dalla tramoggia (sistema di alimentazione delle macine che faceva cadere il frumento, grano dopo grano, nella bocchetta della macina girevole) e dal matriccio (cassa di legno in cui veniva raccolta la farina appena macinata). Se si voleva ottenere farina più grossa o più fine era sufficiente alzare o riavvicinare le macine tramite un alzatoio che, per mezzo di una leva, regolava l’altezza della macina superiore.
La forza motrice dell’acqua non veniva utilizzata solo per produrre farina ma anche, come nel caso del Mulino Mengozzi, per generare corrente elettrica e per arrotare lame e coltelli tramite una piccola mola di pietra. I mulini utilizzavano una forma di energia pulita e rinnovabile: una volta uscita dalla struttura, l’acqua tornava nel corso del fiume e poteva, lungo il suo corso, alimentare altri mulini o, in alcuni casi, la guadagnola, altre macine che venivano attivate per macinare altri cereali. Era un modo per sfruttare al meglio l’energia dell’acqua, differenziare la molitura dei cereali per gli animali da quelli destinati al consumo umano e non dovere sempre lavare le macine.

Ca di Pasquino e il mulino, anni ’30 – Archivio Leoni 
Celle, Molino di sopra, 2001 – Claudio Camporesi 
Il mulino di Ca di Paquino-interno – Archivio Leoni 
Molino Bottega, 2010- Claudio Camporesi 
Molino di Sotto, anni ’80 – Saverio Simeone – Il popolo di Ridracoli 
Mulino Ca’ di Pasquino – Archivio Leoni 
Mulino Cortine – Archivio Parco 
Mulino della Forca, 1939 – Archivio Pietro Zangheri 
Mulino delle Cortine – Orfeo Amadori 
Mulino delle Cortine, 1984 – Claudio Camporesi 
Mulino delle Cortine, 1997 – G. Giacomini 
Mulino delle Cortine, 2009 – Franco Locatelli 
Mulino delle Cortine, Archivio Orfeo Amadori 
Mulino di Ca di Pasquino, 2009 – Franco Locatelli 
Mulino di Pietrapazza, 2016 – S. Tempesti 
Mulino di Segalare, 1988 – G. Giacomini 
Mulino Fiumari, 2001 – Claudio Camporesi 
Mulino Fiumari, 2001 – Claudio Camporesi 
Mulino Fiumari, 2009 – Claudio Camporesi 
Mulino Fiumari, 2009 – psc Santa Sofia 
Pian della Noce, Mulino, 2011 – R. Tassinari 
Pietrapazza, Il vecchio mulino e il cimitero – Archivio Leoni