Il lupo è oggi un animale simbolo del nostro territorio, ma nell’immaginario collettivo, tra leggenda, letteratura e fiabe, è sempre apparso come un animale feroce e sanguinario, anche se la sua unica colpa era quella di sottrarre cibo all’uomo. Il suo posto di rilievo è testimoniato dalla grande quantità di detti e proverbi, ma anche dalle ricorrenti frasi rivolte ai bambini che minacciano l’arrivo del “lupo cattivo”.

Quando il territorio del Parco era ampiamente abitato, questo predatore faceva strage di animali domestici, specialmente pecore e agnelli, soprattutto nei lunghi inverni quando, tra neve e gelo, abbandonava più spesso la foresta per spingersi nel fondovalle e avvicinarsi alle case. Per limitare i danni provocati venivano autorizzate persone “addestrate” ad abbatterlo – muniti di vere e proprie licenze – i famosi lupai. Nel 1829 il Comune di Bagno di Romagna paga sessanta lire per l’uccisione di un esemplare di lupo. La triste conseguenza di questa malevolenza fu che, all’inizio della seconda metà del secolo scorso, di lupi ne erano rimasti circa 200 in tutto l’Appennino. Per quanto riguarda il nostro territorio è probabile che il lupo non sia mai scomparso o, comunque, che la sua scomparsa si sia limitata ad un breve periodo, per poi ripopolare le foreste del Parco.

Leggendaria è rimasta la caccia al lupo del 19 marzo 1958, tanto da essere raccontata come la storia de “L’ultimo lupo di Strabatenza”. Si tratta della vicenda in cui si ebbe l’ultima vera battuta di caccia al lupo e a cui parteciparono una quarantina di cacciatori provenienti da località confinanti quali Pietrapazza, Casanova dell’Alpe, Poggio alla Lastra e Strabatenza; comunità che da oltre un anno avevano a che fare con il lupo in questione e che provavano da tempo a centrarlo con le loro doppiette. Il lupo venne infine ucciso presso Monte Marino da tre pallettoni e, come usava nei tempi passati, venne scuoiato, impagliato e portato di casa in casa nei giorni successivi, dove i protagonisti raccontavano a tutti la loro eroica impresa ricevendo ricompense per avere cacciato il pericolo dai loro poderi, di solito grandi quantità di formaggio.

Oltre al lupo altri predatori, come volpi, faine, donnole, ecc., costituivano una minaccia per gli animali da cortile delle famiglie che vivevano in queste montagne.