Le donne erano indubbiamente un elemento fondamentale nel contesto del lavoro contadino. L’antropologo Leroi-Gourhan ipotizzò che fossero state proprio loro ad inventare l’agricoltura: nel processo di pulitura e preparazione del cibo, infatti, con tutta probabilità alcuni semi persi nel terreno dettero vita a delle piantine, che le donne notarono.
In ogni modo la donna che amministrava la casa, azdora in Romagna, aveva in primo luogo il compito di occuparsi della cucina, e non era certo cosa da poco, soprattutto con famiglie numerose come quelle che spesso abitavano le case coloniche appenniniche: si pensi alla Famiglia dell’Eremo Nuovo, che arrivò a superare i 30 elementi. A carico della donna era anche la conseguente gestione delle materie prime e della dispensa, sia per l’uso quotidiano che per le feste, o anche per quelle occasioni particolari come i pranzi dei grandi lavori collettivi: la mietitura, la trebbiatura, ecc.
Se l’uomo era solitamente considerato l’ortolano, la donna, oltre a coadiuvarlo nel faticoso lavoro (“l’orto vuole l’uomo morto”), dava indicazioni su quali fossero le piantine da mettere a dimora, decidendo quali fossero le varietà e in quale misura, sulla base delle previsioni della gestione della cucina. Allo stesso modo seguiva e decideva quali e quanti fossero gli animali da cortile da allevare, importante riserva di proteine (carne e uova) per la dieta della famiglia.
Settimanalmente, ma anche ogni due settimane, gli uomini si recavano al mercato del paese di riferimento, solitamente San Piero e Santa Sofia, ma anche in questo caso c’era dietro l’indicazione delle donne che “ordinavano” i prodotti mancanti, specificando le quantità necessarie; di solito compravano sale, spezie e poco altro.
Spesso comunque, pur rimanendo alcune attività rigorosamente maschili e femminili, le donne partecipavano attivamente ed in maniera imprescindibile all’attività del podere, vederle dunque esclusivamente come “angelo del focolare” è senz’altro riduttivo.
Prerogativa esclusiva delle donne era invece cucire, lavorare a maglia, tessere e, al momento opportuno, predisporre il corredo delle figlie in età da marito, così come provvedere alla cura dei bambini e degli anziani.

Ca di Pasquino, Pietrapazza – Archivio Onofrio Leoni 
Donna con bambini a Campigna, 1943 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Donna con bambini, 1941 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Donna con bambini, 1941 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Donna con buoi, 1943 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Donne con bambini, 1941 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Donne con bambino, 1941 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Donne con mucche, 1945 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Gruppo di donne con bambini alla Seghettina, 1943 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Lavori donna, 1943 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Poggio Castellina, 1946 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Poggio Castellina, 1946 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Scena rurale, 1945 – Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni 
Signora che fila, 1930 – Il bosco e lo schioppo 
Strabatenza – Archivio Onofrio Leoni 
Strabatenza – Archivio Onofrio Leoni 
Strabatenza, 1958 – Archivio privato Famiglia Beoni 
Strabatenza, Donne che lavano – Archivio Fam. Beoni